«Non dovete pensare alla scuola come a un lavoro forzato. Nessuno si sogna di costringervi a stare seduti dietro a un banco se siete stanchi, sfiniti». Parole di ministro dell’Istruzione. Marco Bussetti si confessa in una lunga intervista agli studenti-reporter della 1B, coordinati dalla professoressa Silvia Cortigiano, della scuola media “Marmocchi” del Comprensivo 1.
Qual è il suo ricordo più bello di studente delle medie?
Sceglierne soltanto uno è complicato. Gli anni delle medie sono importanti perché rappresentano una fase di passaggio: il primo anno si è ancora bambini, dopo l’esame ci si scopre adolescenti. E questo periodo, proprio per la sua natura, è tutto un avvicendarsi di esperienze stimolanti ed entusiasmanti. Ma anche di sensazioni nuove, di scoperte che non sempre sappiamo come gestire. Se proprio devo cristallizzare nella mia memoria un ricordo bello posso dire il suono della campanella a settembre. Quando dopo le vacanze ci si incontrava con i compagni e ci si raccontava come avevamo trascorso le vacanze. Ed eravamo felici perché carichi di entusiasmo. Ma anche contenti di rivederci. Credo che la scuola sia non solo il luogo deputato all’apprendimento, ma anche uno straordinario spazio di incontro, di amicizia. Entrambi gli aspetti sono fondamentali per una crescita sana. E poi non posso che ricordare con gratitudine e stima gli insegnanti che mi hanno guidato nel corso degli studi. La maestra delle elementari, Nicolina, ancora oggi continua a seguirmi. L’ho voluta con me persino all’inaugurazione di questo anno scolastico all’Isola d’Elba.
e quello più brutto?
Brutto per quell’età? Il momento prima che cominciasse un compito in classe o un’interrogazione. La paura di non saper rispondere a qualche domanda. Ma era una sensazione che durava poco. Le verifiche sono occasioni per dimostrare cosa si è imparato, sono dei momenti per mettersi alla prova e valutare se si sta facendo bene o male. Non deve importare tanto il voto, ma come abbiamo studiato e cosa è rimasto in testa. Perché alla fine da grandi i voti non servono. Contano le conoscenze e le competenze. Che sono strumenti per vivere con protagonismo nella società. Per essere liberi.
Come è cambiata la scuola da quando lei era studente ad oggi che la vive come Ministro?
Tantissimo. Dalle cose più basilari, come l’arredamento di un’aula, fino a questioni più rilevanti che riguardano la didattica e il modo in cui i vostri insegnanti vi formano e vi educano. Potrei dirvi che nella mia classe c’era la lavagna di ardesia e scrivevamo imbrattandoci le mani di gesso. Oggi voi avete le Lim e dotazioni tecnologiche che quando ero studente io non immaginavo neanche potessero diventare parte del corredo scolastico. Semplicemente non esistevano. La nostra società in questi decenni è molto cambiata, è stata attraversata da trasformazioni veloci e radicali. E la scuola deve fare lo stesso per aiutarvi a capire cosa succede intorno a voi, per darvi strumenti per governare le mutazioni in atto. Deve cambiare un po’ pelle per far sì che possiate realizzare i vostri sogni, che sono diversi da quelli che poteva avere un vostro coetaneo 40 anni fa. Ma un punto deve rimanere fermo: va bene rivedere una certa impostazione e le metodologie didattiche, ma non deve mai mancare la qualità. E l’amore. Per lo studio, per l’approfondimento, per il lavoro che si fa nei nostri istituti.
È possibile avere scuole più attente all’ambiente come, ad esempio, avere sensori per regolare il riscaldamento?
Non solo è possibile. È necessario. E sono contento mi rivolgiate questa domanda. Perché vuol dire che andate a scuola non solo per imparare nozioni, per apprendere conoscenze. Ma anche per abituarvi a seguire corretti stili di vita. L’educazione ambientale è una delle mie priorità. Proprio qualche settimana fa ho firmato un protocollo con il Ministro Sergio Costa per predisporre attività di sensibilizzazione su questo tema. Una delle azioni previste riguarda proprio gli edifici scolastici: vogliamo qualificarli nel rispetto della sostenibilità ambientale e di una migliore efficienza energetica. È chiaro che voi siete investiti di una missione: dovete essere bravi a replicare queste buone pratiche anche a casa e negli altri luoghi in cui trascorrete la giornata. Noi vogliamo costruire per voi scuole sicure e rispettose dell’ambiente, voi dovete aiutarci a estendere questa attenzione. È così che possiamo salvare il nostro Pianeta. Tutti insieme e facendo ciascuno la propria parte.
Noi siamo una classe 2.0. Sarà mai possibile avere una scuola tutta 2.0 con wi-fi, prese per la corrente, lim?
Innanzitutto, vi faccio i miei complimenti. La vostra classe è un esempio di buona pratica che vorremmo estendere a tutto il territorio nazionale. Stiamo lavorando infatti proprio per questo. Vogliamo una scuola smart che vi prepari adeguatamente al futuro. Che sfrutti la tecnologia come alleata per favorire l’apprendimento. Nei vostri istituti, guidati dai vostri insegnanti, dovete avere la possibilità di imparare a usare dispositivi come smartphone e tablet che fanno parte della vostra quotidianità in maniera corretta e a scopo didattico. Dovete sviluppare quelle “soft skills” che vi aiuteranno a governare i cambiamenti, magari anche ad anticiparli.
Noi abbiamo ancora i banchi tradizionali. Ma ci piacerebbero banchi colorati e attrezzature adatte alle classi 2.0. Si potranno mai avere?
Si devono e si possono sempre migliorare le condizioni degli spazi educativi e di apprendimento. E adeguare via via la scuola ai nuovi tempi. Come MIUR facciamo importanti investimenti in tal senso. È un processo graduale, chiaramente. Non vogliamo fare false promesse, non abbiamo la bacchetta magica. Ma voi avete anche la possibilità di personalizzare la vostra classe, renderla più “a misura” vostra. Dovete sentirvi a casa quando varcate il portone di scuola. E a casa ci si sente a proprio agio, sicuri e protetti. Noi faremo del nostro meglio. Ma per creare la giusta atmosfera di stimolo e serenità il vostro contributo è determinante.
Ci piace pensare ad una scuola con tanto giardino. Si possono avere scuole così?
Perché no. Non ci sono limiti. L’istituto che frequentate, come tutti gli altri qui in Italia, ha un “potere” che si chiama autonomia scolastica. Questo vuol dire che dirigente scolastico, insegnanti e tutto il personale lavorano per costruire una scuola e un’offerta formativa in linea con le vostre necessità e con le caratteristiche del territorio in cui vi trovate. Fate bene a esprimere i vostri desideri e le vostre esigenze.
Pensiamo ad una diversa distribuzione delle vacanze, che non
siano soltanto d’estate, ma anche durante il resto dell’anno. È possibile rivedere la distribuzione?
Il calendario scolastico risponde a delle regole che non sono però delle imposizioni o degli obblighi nei vostri confronti. Servono a farvi studiare al meglio, ad alternare periodi di apprendimento con momenti di riposo. Pensate cosa sarebbe stravolgere il piano di vacanze e magari tornare dietro ai banchi a luglio e agosto con il caldo che affatica. C’è sempre una ragione dietro le regole: servono a vivere tutti insieme bene, a migliorarci l’esistenza.
Lei ha detto di non dare i compiti per le vacanze. Può davvero convincere i professori?
Io ho dato un mio suggerimento e sono sicuro che i vostri docenti lo prenderanno in considerazione. Attenzione: questo non vuol dire che voglio che poltriate dalla mattina alla sera durante le vacanze. Dovete sfruttare questo tempo per stare in famiglia, per incontrare i vostri amici. Per fare esperienze diverse: andare al cinema, al teatro, a un museo. Le attività culturali hanno diverse forme, non necessariamente bisogna stare sempre e solo chini sui libri per imparare. Ma bisogna essere curiosi. Avere sete di conoscenza.
Ci piace pensare ad una scuola con più intervalli, più pause durante la giornata. Si potrà mai realizzare?
Non dovete pensare alla scuola come a un lavoro forzato. Nessuno si sogna di costringervi a stare seduti dietro a un banco se siete stanchi, sfiniti. Anche perché in quelle condizioni non siete neanche in grado di apprendere. L’insegnamento non è efficace. L’organizzazione della giornata scolastica è pensata per tenere in equilibrio le esigenze didattiche con i momenti di riposo vostri e degli insegnanti. Ma, in ogni caso, gli istituti hanno una propria autonomia nell’organizzare i quadri orari e i relativi momenti di stacco.
questo il pdf della lettera inviata dal ministro Bussetti alla classe e alla scuola